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Il mio bisogno di scrivere nasce sempre dalla necessità di rispondere a delle domande che mi sono utili per interpretare la realtà che vivo. Decifrare gli avvenimenti presenti per dargli una collocazione nel tempo e nello spazio.

Il nazismo e i campi di concentramento sono un terreno filosofico per il quale le parole di riflessione non sono mai abbastanza e per me allo stesso tempo sono troppe. Non sono mai sufficienti quando la memoria vacilla e manifestazioni di fascismo, razzismo e intolleranza verso chi vive una vita diversa diventano esperienze quotidiane; sono troppe quando non sono volte alla contestualizzazione, a dare un interpretazione degli eventi in chiave attuale. Sono troppe quando cristallizzano e imbalsamano quegli eventi nel loro tempo (gli anni quaranta) e non permettono quindi di riconoscere i lager precedenti, quelli successivi e soprattutto quelli attuali e quelli futuri.

Tortura, assassini di massa, deportazioni, genocidi, razzismo spinto e manipolazione della realtà sono esperienze anche di oggi. Gli ufficiali nazisti, processati per i crimini di guerra, non presentavano profili di personalità disturbate, non erano psicopatici, erano anche persone miti. Erano persone normali, (se questa parola ha un senso per voi). Anche io sono una persona normale, ma cosa mi rende un non violento? Cosa mi fa condannare la violenza? Perché non mi disturbano i ROM, e anzi mi sento dalla loro parte? Perché io non sento il bisogno di essere, di sentirmi, di dimostrare di essere migliore di chiunque altro? E perché non sarei disposto ad accettare la morte di un altro per conservare i miei privilegi?

Oppure al contrario in che circostanza potrei diventare violento? Manifestare contro i Rom e desiderare la loro scomparsa dalla mia vista e vita? Disinteressarmi alla morte degli altri pur di preservare la mia condizione?

Dopo aver visitato i campi di concentramento, sul Blog ho provato a ordinare le idee.

Grazie per l’attenzione e il tempo che mi avete dedicato.

P.S. qui potete scaricare tutta la raccolta di articoli in un documento pdf Auschwitz.

*Amo i Simpson. Ho messo questa foto come stereotipo di normalità.


Auschwitz. Parte 1.

settembre 15, 2010

Entrata del campo di Birkenau Il 19 Giugno 2010 ho visitato i campi di concentramento di Auschwitz e di Birkenau in Polonia, nei pressi di Cracovia. Per settimane ho cercato di raccogliere le sensazioni, fin quando sono riuscito, non so se per coincidenza o per necessità, a fargli prendere forma solo quest’estate seduto davanti al […]

Auschwitz. Parte 2

settembre 22, 2010

L’olocausto va contestualizzato nella storia; va collocato in un prima ed in un dopo, per scoprire che non è stato l’evento unico e non è stato né il primo né l’ultimo. Quello che ho imparato nel tempo e durante la visita dalla guida al campo, molto appassionata devo dire, è questo: Il campo di concentramento […]

Auschwitz. Parte 3.

settembre 29, 2010

Come già sottolineato, quello nazista non è stato il primo tentativo di cancellare un’etnia, attraverso gli assassini di massa, la tortura, l’umiliazione dei lavori forzati e l’occultamento dei fatti all’opinione pubblica, e per numeri stimati non è nemmeno il più grande. Non conosco “tutta la storia del mondo”, ma se partiamo dal genocidio dei nativi […]

Auschwitz. Parte 4.

ottobre 6, 2010

L’allora segretario di Stato USA Magdalene Albright intervistata in diretta televisiva su 60 minutes, rispose: è stato doloroso ma ne è valsa la pena. La domanda tragicamente era: “ in Iraq sono morti circa 500mila bambini come conseguenza diretta delle sanzioni americane, ma ne è valsa la pena?”. Se poi vogliamo considerare lo sterminio sistematico […]

Auschwitz. La Speranza.

ottobre 13, 2010

Ho lasciato Auschwitz e Birkenau con ciò che viene comunicato dalla guida, dalle didascalie, dal museo, dalle mostre itineranti sull’Olocausto (in passato ne ho visitate due) cioè che servirà solo a non avere un altro nazismo in Germania, ma non ha impedito né impedirà quelli recenti né i nuovi. La propaganda nazista si avvaleva di […]

2 risposte a "Ho visitato Auschwitz"

  1. Ho letto i primi tre post e mi ritornano a galla nella memoria alcuni pensieri, momenti di studio, i processi ai responsabili e alcune considerazioni. Userò il tuo spazio per riportarle ringraziandoti per scrivere su Birkenau e sull’Olocausto.

    È, vero, si, è interessante il discorso suoi luoghi, sul sistema adottato e i suoi ingranaggi.
    Anche la percezione che all’epoca si aveva dell’Operazione che si compieva e di ciò che accadeva nei Lager, Campi di Lavoro, Prigioni, Campi di Sterminio, luoghi di sfogo delle frustrazioni e della rabbia di soldati e colonnelli vili e ubriachi.
    Credo anche che le testimonianze, dalle più alte, di Primo Levi che sente il bisogno di raccontare, bisogno come dovere, con una paura che la memoria di ciò che era stato potesse svanire, che non era stato niente. Raccontare perchè chi viene dopo sappia, per una memoria, per la cronaca e i fatti umani, per la collettività, per la storia. Raccontare e poi morire, togliersi la vita finito il proprio bisogno, ciò che lo teneva in vita. Alla Wieviorka, a tutta la cinematografia recente, posteriore al Giorno della Memoria, tra cui alcune grosse sviste come quella di Cerani e Benigni.
    Oltre ciò principalmente ha valore, o ne avrebbe se ci fosse con continuità, una riflessione che coinvolga anche se stessi sulla natura umana, sulla condizione di uomini che al cospetto delle forze della natura o di individui capaci di rappresentare, simulare o evocare forze e poteri, vengono presi in ostaggio a casua di una paura, ancestrale, che ci portiamo dentro da quando il primo di noi è simbolicamente uscito dalla caverna, che non era casa ma trappola, per diventare colto, per coltivarsi.
    Nonostante quella che potevav essere ciò che si dimostra, purtroppo, ancora una forma di debolezza di fronte a fenomeni apparentemente inspiegabili o soprannaturali, l’Olocausto, come del resto ogni sterminio o genocidio, rimane un taglio nella storia umana, una ferita nella coscienza di ogni essere umano.
    Ciao Luca

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