Il campo della medicina rappresenta il più grave esempio del collasso economico che viviamo. Gli ospedali sono aziende, le ASL sono aziende: devono fare utili. I direttori degli ospedali sono manager. La sanità è un’industria, specchio della nostra società industriale. Solo che più degli altri settore vive due peculiari aspetti.

  1. La sanità è un settore per sua natura antieconomico. Un ospedale dovrebbe fornire sempre la più avanzata tecnologia di cura e intervento e allo stesso tempo cercare di far sì che i disturbi e le malattie vengano prevenuti. In altre parole deve dare un’offerta di alto livello (anche tecnologico/costoso) e allo stesso tempo lavorare per ridurre la domanda. Dovrebbe lavorare per cercare di fallire. Siamo tutti d’accordo che il compito della sanità è prevenire le malattie e non causarle? Giusto?

  2. La sanità è reparto industriale dove finiscono tutti costi esternalizzati dagli altri settori. Ad esempio, i costi dello stress emotivo e fisico della fabbrica si ripercuotono sull’invalidità (costo sanitario cronico) e sulla depressione. Anche lo sfascio sociale finisce nei costi sanitari a partire dai pronto soccorso perché le persone sole si riversano in ospedale per qualsiasi cosa. Inoltre la sanità non può esternalizzare niente, anzi internalizza; gli errori medici sono costi sanitari, gli effetti collaterali dei farmaci e degli interventi terapeutici rappresentano costi sanitari.

Il sistema industriale della sanità è il modello del fallimento di questa economia a base di PIL e debito: le regioni allocano il 70% delle proprie risorse per il servizio sanitario. Senza nessuna efficacia sociale perché la popolazione è sempre più malata.

La ricerca scientifica ha da almeno 25 anni dimostrato che si possono curare e prevenire le principali malattie di cui soffriamo e infine moriamo (noi come comunità); tuttavia queste informazioni sono di fatto ignorate. Quindi la missione morale del medico di fornire salute e prevenire malattie è annichilito dal sistema industriale delle malattie.

Qualora la mia analisi fosse corretta, abbiamo un problema culturalmente ed filosoficamente irrisolto. Come fare? Devo ammettere che non lo so. Gli strumenti che ho a disposizione per elaborare un percorso sono sempre gli stessi. Condividere e far sì che prima o poi l’intelligenza collettiva partorisca qualche ipotesi.

A mio avviso, un punto di partenza credo condivisibile a maggioranza è che la salute deve essere svincolata dal modello di profitto, utili, azienda ecc.

Lo scorso anno ho redatto un report sulla sanità che potete trovare qui.

Questo è uno dei primi articoli in cui riflettevo sull’argomento: medicina al contrario Anicidem

7 risposte a "Sanità Paradossale"

  1. Dr. Vannetiello, complimenti per il post! la strada maestra è quella dell’autentico consenso: a noi il compito di moltiplicare le vie dell’informazione ed internet non può che essere il centro di questo progetto. La gente va raggiunta così … e arriverà il giorno in cui aprirà gli occhi e potrai unirsi ai nostri sforzi! buon lavoro da Ravanello

    1. Che bell’ottimismo!
      Sono vegana dalla nascita, nella mia famiglia siamo già da 4 generazioni vegani. Discorsi di questo tipo ne ho fatti davvero troppi, e sono andati persi. Oggi non sono più così ottimista, cerco di piantare informazioni utili solo dove so che c’è del terreno fertile. La gente non si merita tutte queste “attenzioni”, non ci arrivano, è troppo scomodo uscire dalla propria zona comfrot. Persone coscienti sono sempre troppo poche. Un saluto

      1. che bello, 4 generazioni di vegani.
        Io sono alla prima, anche se ho contagiato anche i miei, senza forzarli ma semplicemente dando l’esempio con pacatezza e decisione.
        Non per farmi i fatti tuoi, ma a livello di malattie ( di tutti i tipi) come state messi rispetto alla media generale della popolazione?
        Io vedo ogni giorno gente sempre più malata, anche giovane.
        Ciao

  2. Pingback: Arcipelago SCEC

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